Painkiller: il volto del male insaziabile dietro la crisi degli oppioidi in America, rivelato da Netflix
Una realtà non riconosciuta: le persone con dipendenze sono individui amorevoli, premurosi e laboriosi. Peter Berg, regista e produttore esecutivo della serie Netflix Painkiller, fa luce sulla facilità con cui chiunque può diventare dipendente da pericolosi oppiacei e sul perché dovremmo adottare un approccio compassionevole nei confronti di queste persone. Per Berg, questo progetto è nato da un’esperienza personale: “Ho assistito in prima persona allo scempio che queste droghe possono provocare nella vita delle persone e delle loro famiglie”, ha detto in un’intervista a “Salon Talks”. “È qualcosa che mi entusiasma”. “Painkiller”, interpretato da Matthew Broderick, Taylor Kitsch e Uzo Aduba, presenta personaggi che spiegano attentamente ogni livello di dipendenza: dalle compagnie farmaceutiche a corto di soldi con poca considerazione per il benessere di coloro che usano le loro droghe, ai rappresentanti di vendita alla disperata ricerca di una grossa commissione, a medici e persone affamate di profitto, molti dei quali veramente sofferenti ma ingannati nella loro dipendenza. Guarda l’episodio di “Salon Talks” con Peter Berg qui o leggi la nostra intervista di domande e risposte qui sotto per saperne di più sulle vere famiglie colpite dalla dipendenza con cui è stato in contatto e perché, come regista, ha scelto di non usare menzioni generiche di fiction eventi per raccontare questa storia importante. La seguente intervista è stata leggermente modificata per chiarezza e lunghezza.
Immergiti nel mondo della dipendenza: la realtà dei tossicodipendenti
Nel mondo della dipendenza è comune pensare che chi ne soffre sia un mostro sdentato, che disdegna ogni forma di vita. Una visione estremamente pericolosa, lontana dalla realtà. I tossicodipendenti amano, si prendono cura, sognano e lavorano sodo. Tuttavia, troppo spesso chiudiamo gli occhi davanti a questa realtà e non riusciamo a capire quanto sia facile cadere nella dipendenza. È questa realtà che Peter Berg, regista e produttore esecutivo della serie Netflix “Painkiller”, cerca di portare alla luce. Ci invita a mostrare un po’ di clemenza nei confronti delle persone dipendenti da oppiacei ea riconoscere la devastazione che queste sostanze possono causare. Berg è stato coinvolto in questo progetto con una motivazione personale: “Ho visto con i miei occhi la devastazione che queste droghe possono causare nella vita delle persone e delle loro famiglie”, ha detto durante un’intervista a “Salon Talks”. “È un argomento che mi affascina”. In “Painkiller”, con Matthew Broderick, Taylor Kitsch e Uzo Aduba, Berg esplora le molte sfaccettature della dipendenza, dalle aziende farmaceutiche a corto di soldi con poca considerazione per il benessere dei loro consumatori, ai rappresentanti di vendita disposti a tutto per guadagnare un commissione, medici che cercano di realizzare un profitto e persone, spesso davvero sofferenti, ma intrappolate nella dipendenza. Dai un’occhiata a questa avvincente conversazione per saperne di più sulle testimonianze di famiglie reali colpite dalla dipendenza e sul perché il regista ha scelto di raccontare questa storia importante senza ricorrere a eventi di fantasia.
Il coinvolgimento personale di Peter Berg
Quando a Peter Berg è stato offerto il progetto “Painkiller”, ha subito capito che era per lui. Anzi, era stato direttamente colpito dalla dipendenza, con amici che purtroppo ne sono morti: “Ho visto con i miei occhi la devastazione che queste droghe possono provocare nella vita delle persone e delle loro famiglie”, racconta. Quindi è stato guidato da una profonda passione e connessione con questo argomento. Come regista, la sua missione era trasmettere il più fedelmente possibile l’atmosfera e le problematiche del tempo in cui OxyContin è stato creato.
Le devastazioni dell’industria farmaceutica
È facile capire che la tossicodipendenza è orribile. Ma ciò di cui le persone non sempre si rendono conto è come l’avidità possa corrompere alcune persone e aziende. Gli individui di cui dovremmo fidarci, come medici e farmacisti, a volte nascondono un’avidità e una malevolenza senza pari. Sono rimasto scioccato nell’apprendere come Purdue Pharma è riuscita a trasformare l’eroina in una piccola pillola approvata dalla FDA per la distribuzione a centinaia di migliaia di persone. Questa azienda pensava solo ai soldi e non si preoccupava del caos che si lasciava alle spalle.
Un cast di talento
La serie “Painkiller” vanta un cast eccezionale, che offre performance incredibili. Matthew Broderick interpreta Richard Sackler, l’architetto di OxyContin. Riuscì a progettare, commercializzare, vendere e ottenere l’approvazione per questo farmaco. Nell’area della creazione di ricchezza, merita sicuramente un A+. Ma se teniamo conto del valore umano, incarna davvero il diavolo. Quanto a Matthew Broderick, la sua interpretazione è perfetta per un personaggio del genere, che si sveglia ogni giorno confrontandosi allo specchio. Taylor Kitsch, che una volta ha lavorato con Peter Berg e i cui membri della famiglia hanno lottato con la dipendenza da OxyContin, offre una performance commovente. Uzo Aduba, che tutti conosciamo per il suo ruolo in “Orange Is the New Black”, guida il pubblico attraverso questa storia e pone le domande giuste: come siamo arrivati qui? Come potrebbe il governo approvare una tale distribuzione di eroina sotto forma di pillole, data a adolescenti di 17 anni per lesioni al ginocchio? In breve, l’intero cast ha fatto un lavoro straordinario.
La facilità della dipendenza
Uno dei grandi punti di forza della serie “Painkiller” è mostrare quanto sia facile diventare dipendenti. È facile lasciarsi trasportare, come un adolescente di 17 anni che va in ospedale per un infortunio al ginocchio e si ritrova immerso in una spirale discendente. Questa serie ci mostra che la dipendenza è soprattutto un problema di salute mentale e medica. Ci ricorda che dobbiamo essere vigili e mostrare solidarietà con le persone che ne soffrono, invece di stigmatizzarle. “Painkiller” è una lezione di storia che ci ricorda gli errori del passato e ci spinge a riflettere su quali azioni devono essere intraprese per porre finalmente fine a questa crisi degli oppioidi.
Fonte: www.salon.com