Recensione di 'Presence': un film creativo e audace

Steven Soderbergh torna alla ribalta con il suo ultimo film, “Presence”, un'opera unica nel genere horror. Contrariamente alle aspettative di un film avventuroso, Soderbergh offre un'esplorazione introspettiva delle dinamiche familiari di fronte al trauma, incorporando elementi di mistero. Con soli 85 minuti di tempo sullo schermo, “Presence” svela temi profondi ed emotivi che potrebbero confondere i fan dei film horror tradizionali.
Un approccio innovativo al genere
Una storia orientata alla famiglia
“Presence” si distingue concentrandosi sulle interazioni di una famiglia che si trasferisce in una casa infestata. Invece di una narrazione spaventosa, il film esplora la complessità delle relazioni familiari. Lucy Liu, Chris Sullivan e i giovani talenti Callina Liang e Eddy Maday interpretano personaggi ricchi di emozioni. La matriarca, Rebecca, si destreggia tra la carriera e il sostegno del figlio promettente, mentre il padre religioso e tradizionale contrasta con una madre più ambiziosa.
Un fantasy introspettivo più che un horror
Soderbergh rinnova il genere proponendo un film che non aspira a spaventare. Lo spettatore si vede immerso in un dramma familiare piuttosto che in una storia dell'orrore. Chloe, la giovane figlia della coppia, sente la presenza di uno spirito che crede essere quello della sua amica scomparsa. Questo punto di partenza consente al regista di affrontare temi come il dolore, la perdita e la natura disfunzionale delle relazioni familiari, pur mantenendo un tono riflessivo.
Un'accoglienza mista
Marketing ingannevole
Il film ha ricevuto reazioni contrastanti, soprattutto a causa del modo in cui è stato commercializzato. NEON, il distributore, ha scelto di posizionarlo come un film horror, prefigurando momenti di terrore che non si materializzeranno. Ciò ha portato alcuni spettatori ad abbandonare la proiezione ancor prima della fine, delusi dalla mancanza delle emozioni attese.
Un'opera da assaporare
Nonostante il marketing potenzialmente fuorviante, “Presence” è elogiato per le sue qualità visive e la sua profonda esplorazione delle relazioni umane. Le scelte narrative e tecniche di Soderbergh, che catturano momenti autentici di vita, aprono la strada a una riflessione su come affrontiamo i nostri demoni interiori, rendendo questo film memorabile nonostante la sua breve durata.
In conclusione, “Presence” è un lavoro complesso e introspettivo che ribalta le convenzioni del genere. Steven Soderbergh, affinando il suo approccio, offre una nuova visione delle storie infestate, insistendo sulla necessità di approfondire i traumi familiari piuttosto che cedere alla facilità dei jumpscare.
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