Uzo Aduba nel dramma sulla crisi degli oppioidi di Netflix – The Hollywood Reporter
Painkiller: una serie che denuncia le devastazioni degli oppioidi
Una storia avvincente ma confusa
Painkiller è una miniserie Netflix che ripercorre l’emergere di OxyContin e la conseguente crisi degli oppioidi. I sei episodi, diretti da Peter Berg, sono caratterizzati da un’estetica dinamica e da potenti metafore, che ricordano l’influenza di Adam McKay. Tuttavia, questa estetica ostentata a volte ha la precedenza sulla narrazione stessa, il che ne mina l’impatto.
La forza di Painkiller risiede nella sua introduzione, dove vengono presentate testimonianze di parenti di vittime di oppiacei. Queste testimonianze, accompagnate da foto, ricordano allo spettatore la gravità della realtà affrontata nella serie. Sfortunatamente, il resto della serie oscilla tra l’edificazione e l’intrattenimento. I fatti, tratti dal libro di Barry Meier “Pain Killer” e dall’articolo di Patrick Radden Keefe “The Family That Built the Empire of Pain”, sono travolgenti. OxyContin, presentato come una soluzione miracolosa, ha causato una crisi senza precedenti quando si è rivelato avvincente e pericoloso. Tuttavia, la serie preferisce diluire questi fatti con sequenze fantastiche, montaggi rapidi e canzoni molto espressive.
La storia di Painkiller è presentata attraverso diversi punti di vista, che consentono una visione più completa della vicenda OxyContin. Sfortunatamente, i personaggi di fantasia, sebbene interpretati da bravi attori, mancano di profondità e originalità. Uzo Aduba interpreta Edie, un investigatore incaricato di perseguire Purdue Pharma, la società dietro OxyContin. Il suo personaggio è fonte di rabbia e tristezza per l’impunità dei Sackler, la famiglia proprietaria della Purdue Pharma. Matthew Broderick interpreta Richard Sackler, le cui motivazioni e psicologia vengono esplorate attraverso conversazioni immaginarie con lo zio defunto.
L’importanza di comprendere i meccanismi della crisi
Painkiller rivela come Purdue Pharma abbia sfruttato le falle nel sistema normativo per promuovere e vendere OxyContin. Rappresentanti carismatici hanno convinto i medici a prescrivere dosi sempre più elevate, mentre formulazioni ingannevoli hanno fatto credere a un ridotto rischio di abuso. La serie fa luce su queste pratiche, affrontate anche in altri lavori che trattano di questa crisi, come “Dopesick” su Hulu.
Certo, è comprensibile che Painkiller cerchi di attirare l’attenzione del pubblico grazie a una scena spettacolare. Tuttavia, finisce per eclissare personaggi credibili, analisi sfumate e risonanza emotiva. È un peccato che la serie non sia riuscita a trovare il giusto equilibrio tra aumentare la consapevolezza e fornire un’esperienza memorabile.
In conclusione, Painkiller è una serie che vale la pena guardare per la sua importante narrativa storica e il messaggio sui pericoli degli oppioidi. Tuttavia, il suo stile sgargiante ed esagerato rischia di spegnere alcuni spettatori distogliendoli dal cuore della storia.
Fonte: www.hollywoodreporter.com